Il signor Pirls
Emanuela Cerutti - 03-05-2003
Il signor Pirls camminava nel parco, sottobraccio un pesante faldone grigioverde chiuso dai lacci di stoffa ormai in disuso, se non negli archivi polverosi e stantii che conservano segreti ai più ignoti.
La sua fronte, più aggrottata del solito, nascondeva appena un'irritazione che non avrebbe mai ammesso, men che meno nei conclavi internazionali che frequentava per vocazione: di primo acchito il fastidio rivelava radici onomastiche.
Il suo nome, raccolto in un misterioso acronimo, aveva per lungo tempo e gloriosamente difeso il nobile scopo dell'internazionalismo culturale: eco anglosassoni o friulane, provenzali o ispaniche si presentavano come vittoriose babeli al riverente muto rispetto degli astanti, lasciando in ombra i pur benevoli dubbi ed evitando le spiacevoli conseguenze che le differenze spesso comportano.

"E’ possibile descrivere le nuove abilità/competenze che l’economia della conoscenza impone in misura sempre crescente? E’ possibile immaginare ed indicare le abilità/competenze che permettono, entro questi nuovi contesti, ai singoli cittadini di avere strumenti intellettuali che consentano loro di agire con consapevolezza al fine di esercitare, in società sempre più complicate e complesse, il diritto fondamentale alla cittadinanza attiva?"

Ricordava benissimo il giorno in cui tutto aveva avuto inizio.
Di mezzo, come sempre, una donna, bellissima e coraggiosa il cui nome profumava di Mediterraneo, o così a lui piaceva credere: Pisa lo aveva conquistato per quella capacità, intuitivamente femminile, di coinvolgersi nell'opera di salvezza delle giovani generazioni, perché, certo, dai frutti si giudica l'albero ed il mattino ha l'oro in bocca. Così lei gli aveva spiegato un giorno, fissando in un'immagine naïf lunghe osservazioni e dotte analisi testuali e contestuali.
L'aveva seguita nelle notti insonni del lavoro febbrile che precede ogni produzione progettuale: schemi, items, questionari, telefonate, lettere, chat, sospiri e sorrisi.

"L'alfabetizzazione si definisce come la capacità necessaria per capire, utilizzare e riflettere a partire da testi scritti e elettronici, perché il soggetto possa raggiungere i suoi obiettivi, sviluppare le sue conoscenze ed il suo potenziale, e svolgere un ruolo attivo nella società":

quante volte glielo aveva ripetuto, convinta che da lì si dovesse partire per cambiare le cose, per far andar meglio il mondo insomma.
Finalmente la ricerca era stata pronta e lui aveva deciso di regalarle una vacanza, in Italia, la culla delle arti e della cultura, come si sa.
Fu lì che accadde qualcosa.
La notizia giunse angolata, come sempre succede quando si è in un posto piuttosto che in un altro:

"Secondo l’inchiesta dell’OCSE nota con l’acronimo P.I.S.A, che ha messo a confronto un campione di alunni quindicenni di 32 paesi, la scuola italiana non ci fa una bella figura: se economicamente siamo la settima o ottava potenza mondiale in campo scolastico ci attestiamo intorno al ventesimo posto"

"I risultati degli studenti italiani sono preoccupanti da tutti i punti di vista. Soprattutto il 38% afferma "La mia scuola è un luogo dove non ho voglia d'andare"
.

Nonostante il successo internazionale, lei si sentì a disagio (qualcuno le aveva gridato per strada "ma tu non stavi con noi?") e se ne volle andare prima del previsto. Da quel momento non fu più la stessa e lo scaricò, con scuse emicraniche. Cavaliere senza paura, Pirls giurò a se stesso una rivincita: avrebbe spazzato via la sua delusione e lei sarebbe ancora stata sua.

La pedinò, non visto, rubando le sue ultime intuizioni:

"Sul piano delle politiche educative: in che misura la scuola oggi prepara i giovani ad affrontare la vita? Quali fattori possono ottimizzare le opportunità di studenti socialmente svantaggiati? Qual è l’impatto delle risorse scolastiche sul rendimento degli studenti?"

Concentrò i suoi sforzi in un punto di forza:

"Saper leggere significa saper capire ed usare quelle forme di linguaggio scritto che la società ritiene indispensabili"

Elaborò strategie conseguenti:

"I giovani lettori debbono saper costruire un significato da testi di vario tipo"
.
Aggiunse alcuni parametri soggettivi come suggerivano le ultime riforme scolastiche impegnate sul fronte dell' individualizzazione:

"Debbono inoltre leggere allo scopo di apprendere, di far parte della comunità dei lettori e per godimento personale"

Predispose testi narrativi ed informativi con scopi semplici e chiari:

"Ricavare informazioni e concetti esplicitamente espressi nel testo. Fare inferenze. Interpretare ed integrare informazioni e concetti. Analizzare e valutare il contenuto, la lingua e gli elementi testuali".

Ci mise anche Rodari, delicato omaggio stilnovista d'altri tempi, in lieve contraddizione semantica con l'impianto generale:

"Il professor Grammaticus, una volta, andò a Pisa, salì sulla Torre Pendente… Al chiaro di luna la torre era così bella, pendeva con tanta grazia, che il professore rimase lì estatico a rimirarla e intanto pensava: *Ah, come sono belle, certe volte le cose sbagliate!*(La torre pendente)"

Si affidò infine alla collega italiana, Iea Icona, che gli suggerì di limitare il campo d'azione alla fascia dei nove, dieci anni, perché si sa che lì tutti i giorni le maestre fanno prove di lettura strumentale, a volte anche cronometriche, che ai bambini piaccia o no.
Alle bambine un po’ di più. Comunque più delle tabelline. E poi schede di comprensione a mille, centrifughe del pensiero che ottengono il risultato voluto: la biancheria non sgocciola sul pavimento.

Fu un successo e l'Italia risultò sopra la media internazionale.

Hanan arrivò mentre i club intellettuali del continente si contendevano il titolo di "amico del vip" ed eserciti di legali proteggevano con plastiche estensioni copyrightiche scoop e notizie ( i migliori consigliavano di tenere tutto nascosto per poi uscire con plateale disgusto per l'altrui disinformazione, portandosi a casa un picco di audience non indifferente).
Lo aspettava nel corridoio della scuola, una di quelle in cui il nostro Pirls aveva voluto presenziare alla somministrazione dei test, tra mamme in lacrime e staff direttivi in paillettes. (Sui tubi dell'acqua sorvoliamo).
Lo aspettava lì perché lei, arrivata da poco meno di un anno dalla Tunisia, non avrebbe potuto affrontare le prove, anche se le sarebbe piaciuto: si chiedeva sempre come mai fosse costretta ad allontanarsi dalla classe per imparare come gli altri, ma non osava dirlo, non riusciva.
Aveva preparato per lui un sorriso e un foglio a quadretti. C'era scritta una poesia:

"Miniere.

Nello scantinato della vita
i bambini
come cuccioli di lupo
spingono
grossi carri di sogni smarriti.
Quando scende il silenzio
si ode solo l’eco dei loro cuori. "


Gli volteggiava intorno, leggera come una farfalla. Si sa che le farfalle non pesano quasi niente. O per lo meno non come Pirls avrebbe detto fino a quel momento.
Ma lì si fermò. E molte altre farfalle approfittarono dell'attimo di distrazione per affollargli la mente: nomi e occhi, paesi e viaggi, incontri e solitudini.

- Come ti chiami piccola?
- Hanan, vuol dire tenerezza
- Un bel nome!
- E' vero che il tuo vuol dire "signore delle parole"?.


Il chiasso dell'intervallo si mangiò per merenda il suo stupore.

"Le società complesse e le nuove forme di organizzazione del lavoro richiedono comportamenti di *apertura* e disponibilità, capacità di collaborare e di assumere ruoli diversi a seconda delle situazioni e dei contesti, di qui la necessità di portare l’indagine su aspetti socio relazionali di vita e di lavoro".

Nel parco la luce del pomeriggio aveva i colori della primavera avanzata.
Pirls trovò la panchina, con vista sul lago e le papere che si scrollavano le piume, un modo come un altro per attirare l'attenzione.
Con gesto automatico estrasse il fazzoletto e la spolverò, poi si sedette, aprì il faldone e riprese a scrivere, come ormai faceva da tempo, senza veramente mai riuscire a finire il capitolo.

Tra gli obiettivi da perseguire si elencano:
- Lo star bene come misura della qualità della vita.
- Le modalità di realizzazione nella vita sociale.
- La partecipazione alle attività delle comunità di riferimento.
- La familiarità con strategie complesse di riflessione e ragionamento.
- L’uso di strumenti tecnologici per raccogliere e produrre informazione.
- La disponibilità a operare in collaborazione all’interno di un gruppo
- ………………………………………………………..........

(Da "Mia cara Pisa, non ci saremo scordati qualcosa?"
Parole In Ricerca Libera Svalutante.
Agli occhi dei più -ndr-)

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giovanni Marcianò    - 04-05-2003
Il tuo articolo, cara collega, mi ha consolato non poco perche' - in forma anche leggermente ironica - mette alla berlina le ansie valutometriche che stanno serpeggiando nel sistema scolastico.

Si sta infatti rischiando di perdere di vista il vero problema: cosa devono sapere i ragazi del 2000 per poter essere cittadini consapevoli in una societa' che muta a velocita' sempre piu' rapida (oppure "sembra" mutare ... comunque pone certo nuovi problemi)

La tentazione di ancorarsi a criteri "scientificamente certi" e' forte di fronte al disorientamento generale. Peccato che i nostri ragazzi invece si trovino bene di fronte ad un mondo sempre più caotico, alla ricerca del loro personale spazio espressivo.

Puo' essere una poesia sul diario o sul loro blog personale. Ma sempre anima espressa in parole.

Vorrei che come insegnanti sapessimo essere sempre coinvolti e partecipi nella percezione che i giovani hanno del mondo, aiutandoli con la nostra professionalita' a non disperdere le loro grandi potenzialita'.

E al contempo non incartapecorendo noi nel sogno di "certezze" illusorie.

 ilaria ricciotti    - 04-05-2003
Sublime Emanuela! Non ti nascondo tuttavia che ho dovuto rileggere il testo più volte per coglierne il suo significato più profondo. La suola, come abbiamo ripetuto più di una volta, ha grosse responsabilità e concordo anche con il collega che ha commentato l'articolo, noi insegnanti abbiamo l'arduo compito di fare in modo che " ... non scenda il silenzio nei cuori" sia dei nostri alunni che nei nostri.
Essi hanno il diritto di imparare ad esprimere le loro potenzialità e noi abbiamo il dovere di aiutarli affinchè acquisiscano opportune tecniche con le quali possano sentirsi liberi di volare in alto.